La Nave dei Folli #4.56 Matteo
Nell’età della cibernetica l’opposizione tra scienza e religione inizia a svanire e a convergere verso una medesima “terra promessa”, come ha dimostrato l’opera pionieristica del gesuita Pierre Teilhard de Chardin che, uscita dall’oscurità poco dopo la sua morte, a partire dagli anni Sessanta, e non solo in Francia, comincia a essere apprezzata all’unanimità, da sinistra a destra passando per il centro, cattolico e protestante. Questo teorico amico di Julian Huxley, a cui si deve in larga misura il termine e perfino il concetto di transumanesimo, era riuscito a sposare il diavolo della scienza dell’evoluzione con l’acqua santa della ricerca del punto Omega della divinità cristiana. Tra discipline scientifiche e religione non c’era più contrapposizione, dunque, ma equilibrio, che non si risolveva in una reciproca eliminazione o in una dualità bensì in «una sintesi. Dopo quasi due secoli di lotte appassionate, né la scienza né la fede sono riuscite a diminuirsi l’un l’altra. Al contrario, diventa evidente che l’una non potrebbe normalmente svilupparsi senza l’altra: e ciò per il semplice fatto che una stessa vita le anima entrambe. Infatti, la scienza non può giungere agli estremi limiti del suo slancio e delle sue costruzioni senza colorarsi di mistica e caricarsi di fede.» (Il fenomeno umano, pp. 382-383)
Lo slancio consiste nel credere «che l’universo ha un senso e che può, anzi deve, se noi siamo fedeli, pervenire ad una qualche perfezione. Fede nel progresso»; a cui si aggiunge un’importante costruzione, la possibilità di «prospettare, scientificamente, un miglioramento quasi indefinito dell’organismo umano e della società umana». (Ibid.) Infatti, quando la scienza progredisce e giunge a uno stadio superiore di sintesi «che culmina naturalmente nella realizzazione di un qualche stato superiore dell’umanità –, si trova subito nella necessità di fare anticipazioni e di puntare sul futuro e sul Tutto: ma, di colpo, supera se stessa ed emerge nell’opzione e nell’adorazione.» (Ibid., pp. 383-384)
Eppure, in mezzo al coro di lodi rivolte all’opera di Teilhard si è levata qualche rara voce contraria, come fu il caso del pensatore libertario Bernard Charbonneau che dedicò un libro a quello che considerava un “profeta dell’epoca totalitaria”. (Teilhard de Chardin, prophète d’un âge totalitaire, Denoël, Paris 1963). Infatti nella sua opera sarebbero presenti tutti i temi cari tanto al fascismo quanto al comunismo, cioè il “superamento” dell’individuo a favore della massa rappresentata dall’Umanità, la glorificazione del Lavoro e in particolare quello di Squadra, così come la necessità storica della “socializzazione”, considerata semplicemente inevitabile poiché insita nella fase di sviluppo della massa e della tecnica.
Il padre gesuita, attraverso un percorso assai personale, giunse in questo modo a decretare l’armistizio tra le principali forze belligeranti dell’epoca e vide nel progresso tecnologico l’orizzonte obbligato dello sviluppo di qualsiasi società; chi poi ne uscirà vincitore, poco conta, dato che a trionfare sarà in ogni caso una super-umanità potenziata. «Religione e scienza: i due aspetti o le due fasi connesse di uno stesso stato completo di conoscenza, l’unico che possa abbracciare il passato e il futuro dell’evoluzione, per contemplarli, misurarli, perfezionarli. Nel mutuo rafforzamento di queste due potenze tuttora antagoniste, nel congiungimento di Ragione e di Mistica, lo spirito umano, per la stessa natura del suo sviluppo, è destinato a giungere sino all’estremo della sua penetrazione ed al massimo della sua forza viva.» (Il fenomeno umano, pp. 384-385)
Sommario 5.6
Riferimenti 5.6