La Nave dei Folli #4.58 Matteo
Intensificando le nostre percezioni sensoriali, i media elettronici ci riportano, secondo McLuhan, all’eterogeneità del mondo tribale. Il riferimento al tribalismo è in questo caso essenziale, poiché gli si deve la celebre formula del “villaggio globale”. Agli occhi del pensatore canadese, la contrazione elettrica delle frontiere permette, per il tramite di una diffusione costante e diretta di informazioni, l’unificazione del pianeta in un immenso villaggio. Prolungando il sistema nervoso all’esterno dei corpi, il computer e i nuovi media trasformano, a suo avviso, la società in una vasta rete informatica. «Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione. Nelle ere della meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo d’impiego tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo: quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana, proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso i nostri sensi e i nostri nervi.» (Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 1967, p. 19)
Le tecnologie elettroniche sono così percepite come strumenti per aumentare il potenziale di adattamento degli esseri umani abolendo nella fattispecie le antiche divisioni sociali a vantaggio di un’organizzazione che ingloba l’insieme delle sfere di attività: «Nell’era elettronica dell’informazione istantanea spariscono sia il tempo (in quanto misurato visivamente e segmentalmente) sia lo spazio (in quanto uniforme, pittorico e chiuso). E l’uomo pone fine al suo compito di specialista frammentario per assumere la funzione del raccoglitore d’informazione. Ricupera così il concetto inclusivo di “cultura” esattamente come il raccoglitore di cibo primitivo che lavorava in pieno equilibrio con tutto il suo ambiente. In questo nuovo mondo nomade e “senza lavoro” la nostra preda è la conoscenza e la comprensione dei processi creativi della vita e della società. Gli uomini abbandonarono il mondo chiuso della tribù per la “società aperta”, scambiando l’orecchio con l’occhio per mezzo della tecnologia della scrittura.» (Ibid., p. 157)
L’ottimismo profetico di McLuhan riguardo lo sviluppo tecnologico ci riporta alle radici religiose del concetto di noosfera da cui ha tratto, in larga parte, la sua idea di villaggio globale. Benché possa sembrare strano, il riferimento a Teilhard de Chardin non è affatto in contraddizione con il sogno del tribalismo; entrambi vanno nella direzione di una collettivizzazione delle coscienze e di una religiosità tecnoscientifica. Ciò spiega perché l’influenza di McLuhan continui a essere forte tra i pensatori del ciberspazio, come dimostra il numero speciale che gli è stato dedicato nel gennaio 1996 dalla rivista Wired, che peraltro fin dal primo numero ha eletto il teorico canadese come suo “santo patrono”.
Sommario 5.8
Riferimenti 5.8