Intervita a Deniz Tek dei Radio Birdman fraontheblock
Intervista di Alta Fedeltà a DENIZ TEK (19 gennaio 2023, @BlahBlah)
I nostri dj Heidi Rebel e Manets di Alta Fedeltà hanno avuto l’onore di intervistare Deniz Tek, mitico chitarrista e co-fondatore della band australiana Radio Birdman, il 19 gennaio al Blah Blah di Torino in occasione della prima data del suo tour in Italia con la Deniz Tek Band!
Il suo tour prosegue nelle seguenti date e città:
– 20/01 – Joshua Blues Club, Como
– 21/01 – Bottega 26, Poggibonsi
– 22/01 – Freakout, Bologna
– 23/01 Hard Rock Cafe, Milano (showcase acustico)
– 24/01 – Raindogs, Savona
Heidi Rebel: Dunque… Signor Tek, è davvero un onore averla qui e avere l’opportunità di fare quest’intervista, quindi, a nome di Radio Bandito, innanzitutto la ringraziamo per il tempo che ci sta dedicando.
Deniz Tek: Non c’è di che, grazie a voi!
HR: Bene, dunque, iniziamo!
È tornato, dopo l’esperienza di un album strumentale pubblicato nel 2018 (Lost for Words) e poi due altri album (Fast Freight e Two to One), con il suo ultimo album Long Before Day, che vede la collaborazione di sua moglie Anne alla chitarra, Bob Brown al basso, e Keith Streng dei Fleshtones alla batteria.
Siccome sappiamo che oltre che un grande musicista lei è anche un medico, un pittore, un pilota della marina, e anche un surfista [DT interviene dicendo: “Non tutti in una volta” e ridiamo, ndr] … vorremmo sapere: quanto hanno influito queste esperienze di vita “non musicali” sul suo ultimo lavoro?
DT: Beh, tutto ciò che un artista fa deriva da esperienze passate, giusto? Le esperienze di vita sono come materiale grezzo per creare cose nuove, dunque attingo da tutta quell’esperienza. Sapete, durante la pandemia siamo stati abbastanza isolati… perché eravamo su un’isola e non andavamo da nessuna parte, non vedevamo nessuna band…non c’erano proprio nuove esperienze in quel periodo. Quindi, in un modo, l’isolamento è stato buono perché ha dato molto spazio per fare lavoro creativo, ma allo stesso tempo non c’era un input.
Il vantaggio che ho è essere talmente vecchio da avere nello specchietto retrovisore molte cose da cui posso attingere, tutte le esperienze che hai menzionato.
HR: Okay, seconda domanda! Per noi fans, vedere un artista nel luogo “giusto” può fare la differenza. Quindi ci piacerebbe sapere: cosa ne pensa lei con anche il resto della band? Voglio dire, c’è un posto particolare in cui preferisce esibirsi?
Ad esempio nei pub, o nei club, o magari sulla spiaggia…?
DT: Nei piccoli club.
HR: Come il Blah Blah! Quindi ci troviamo nel posto giusto, perfetto!!! [ridiamo, ndr]
… E può dirci il perché?
DT: È più vicino al pubblico. Ti permette di avere più comunicazione con il pubblico. Sapete, in un grande festival è divertente ma c’è sempre una barriera e una
distanza, mentre in un piccolo club come questo c’è un’atmosfera più amichevole, tutti stanno insieme, si può parlare con le persone ed è uno spasso.
HR: Sì esatto, è fantastico! Come fan, anch’io do la stessa risposta perché c’è più contatto con l’artista. È esattamente come ha detto lei.
Okay, dunque… come le abbiamo detto prima, noi siamo di Radio Bandito. Radio Bandito è una radio libera e indipendente qui a Torino… [Manets interviene
dicendo: “Nel mondo!” e ridiamo, ndr] … Qual è la sua opinione riguarda alle radio indipendenti? Cosa ne pensa?
DT: Ne abbiamo più bisogno! Sapete, quand’ero un adolescente la radio era molto collettiva ed era anche strettamente controllata. E poi all’incirca nel 1967 o ’68 uscirono con la FM e da quel momento in poi non ci fu più controllo posto su di essa, quindi i dj potevano suonare qualsiasi cosa e non c’era proprio limite… e quel tipo di radio, che durò dal 1967 fino al ’72 circa, per me è stato qualcosa che mi cambiò la vita perché mi permise di ascoltare un sacco di musica che non avrei sentito altrimenti… cose che non sono proprio commerciali. Quindi la cosa bella della radio libera è che non deve essere commerciale, dunque puoi avere un’esposizione di artisti che solitamente non verrebbero trasmessi. È grandioso!
HR: Parlando di Radio…
Riguardo a Radio Birdman, vorremmo chiederle: cosa può dirci a proposito del meraviglioso logo della band? Rob Younger ha detto in un’intervista che è una sua creazione, dunque come ce lo spiega?
DT: Semplicemente mi trovavo in classe, quando ero ancora uno studente, e durante lezione non stavo prestando attenzione al professore quindi mi sono messo a disegnare cose sul mio quaderno ed è uscito quello. Fu prima dei Birdman…
HR: In che anno?
DT: Mi pare nel ’72… sì, il ’72.
Avevo questo logo e avevo anche un’altra band prima dei Birdman, ma non usammo il logo. E poi quando io e Rob fondammo i Radio Birdman, dissi “Ho questo logo, possiamo usarlo e, sai, metterlo sulle bandiere”.
HR: Okay, quindi è totalmente casuale? Perché a me sembrava quasi un orologio…
DT: Sì, potrebbe essere un orologio… Potrebbero anche essere delle ali di uccello stilizzate con una coda.
HR: E riguardo a questo? [Chiedo indicando il contorno]
DT: Sì non so… è casuale. Non vuol dire davvero niente in particolare.
HR: Ora, riguardo al suo ultimo album che ovviamente abbiamo ascoltato, Long Before Day: è un percorso molto interessante, perché inizia con la traccia di apertura “Taking One For The Team” che ha un sound molto Detroit, e poi abbiamo anche un po’ di blues anni ’30, una meravigliosa ballad, e anche del rock’n’roll in stile Chuck Berry…
DT: Giusto. È bello che tu abbia notato tutte queste cose! [ridiamo, ndr]
Vuol dire che hai davvero ascoltato. È grandioso!
HR: Ahah grazie! La nostra domanda è: c’è forse anche un po’ di influenza Pink Floyd? Specialmente nell’ultima canzone.
DT: Beh, effettivamente c’è una leggera chitarra nell’ultima canzone che dà una sorta di sensazione… molto usata dai Pink Floyd. Ma io ero loro fan negli anni ’60, soprattutto per i primi tre o quattro album quando Syd Barrett era nella band, amavo la scrittura di Syd Barrett. E quando hanno pubblicato The Dark Side of the Moon… per me segnò la fine. Non mi piacque. Era troppo commerciale e non era più molto Pink Floyd. Ma riguardo ai primi Pink Floyd sì, la leggera chitarra con l’eco e il riverbero dà un sound molto Pink Floyd. Non ci stavo pensando mente lo facevo ma hai ragione, potrebbe essere.
HR: Bene, abbiamo finito con le domande! La ringraziamo ancora.
DT: Grazie a voi! E… come ti chiami?
HR: Mi chiamo Adelaide, ma può chiamarmi Heidi.
DT: Adelaide? [Mi guarda quasi con stupore, ndr]
HR: Sì, Adelaide come la città in Australia.
DT: La mia chitarra è stata costruita ad Adelaide!
HR: Ahhh wowww! [Sfoggio un sorriso a trentadue denti, ndr]
E vorremmo aprire una sede di Radio Bandito alle Hawaii, dove lei vive.
DT: Ne abbiamo veramente bisogno, ve lo dico! Ne abbiamo bisogno. Sarebbe fantastico.
HR: Wow bene, allora vedremo. Ancora grazie mille!
DT: Grazie a voi. Assisterete allo spettacolo?
HR e M: Certo!
DT: Questo è il primo live show che faccio dall’ultimo che ho fatto con i Radio Birdman a Melbourne nell’ottobre del 2019. Quindi sono passati quasi tre anni.
HR: E questa è la prima data del suo nuovo tour europeo, vero?
DT: Sì esatto, infatti non siamo ancora abituati a tutta l’attrezzatura. Abbiamo suonato insieme per fare l’album ma non abbiamo ancora mai suonato dal vivo con questa band [si riferisce alla Deniz Tek Band, ndr]. Quindi sarà interessante!
M: Sappiamo che le piace molto suonare in Italia.
DT: Sì molto! L’Italia è fantastica. Avete dell’ottimo caffè.
HR: E che mi dice della pizza? Anche quella! Insieme alla pasta.
DT: Assolutamente! Non c’è neanche bisogno di dirlo.
M: Grazie mille, Deniz Tek!
DT: A voi.
HR = Heidi Rebel
DT = Deniz Tek
M = Manet