La Nave dei Folli #4.11 fraontheblock
Episodio 4.11
La soppressione delle frontiere tra soggetto e oggetto, tra interiore ad esteriore, si ricongiunge alla definizione di Spirito data da Bateson. Nel flusso delle «macchine desideranti» la forma, l’individualità appaiono unicamente come «concatenamento superficiale» di elementi differenziali. (Mireille Buydens, “La forme dévorée. Pour une approche deleuzienne d’Internet”, 1997) Alla «illusione dell’io» (L’Anti-Edipo) perpetrato dalla psicanalisi, Deleuze e Guattari oppongono un «corpo senza organi» ovvero un corpo deterritorializzato, composto da macchine, da concatenamenti e movimenti. (Millepiani, p. 220) Questa liberazione dalla camicia di forza immaginaria, organica e soggettiva del desiderio rappresenta ai loro occhi un potenziale rivoluzionario senza precedenti. Fonte di ogni virtualità, secondo questa logica la molteplicità assume la forma del rizoma.
Contro l’unicità trascendente della «cultura arborescente», contro l’identità rigida dell’albero genealogico, il rizoma corrisponde a un sistema di flussi decentrato e non gerarchico in cui si produce, attraverso interconnessioni multiple, l’inconscio macchinico. Immateriali ed eterogenee, le interconnessioni permettono di unire «qualsiasi punto di un rizoma (…) a qualsiasi altro». (Millepiani, p. 39) Come precisano D&G, la struttura rizomatica va contro la radice stessa del verbo “essere”. «Un rizoma non incomincia e non finisce, è sempre nel mezzo, tra le cose, inter-essere, intermezzo. L’albero è la filiazione, ma il rizoma è alleanza (…) L’albero impone il verbo “essere”, ma il rizoma ha per tessuto la congiunzione “e… e… e…”. In questa congiunzione c’è abbastanza forza per scuotere e sradicare il verbo essere.» (Millepiani, p. 61)
Perciò non deve stupire che in Millepiani si possano trovare tracce di quel che per altri diverrà il postumano: «ci sono divenire non umani dell’uomo, che eccedono gli strati antropomorfici da ogni parte.» (p. 700) A tal proposito, ricordiamo semplicemente che in quest’opera Deleuze e Guattari attuano una convergenza analogica tra interconnessioni rizomatiche e transfert genetici resi possibili dalla biologia molecolare. «Facciamo rizoma con i nostri virus, anzi i nostri virus ci fanno fare rizoma con altre bestie. Come dice Jacob, i trasferimenti di materiale genetico per virus o altri processi, le fusioni di cellule uscite da elementi differenti hanno risultati analoghi a quelli degli “amori abominevoli cari all’Antichità e al Medioevo” (Jacob). Comunicazioni trasversali tra linee differenziate scompigliano gli alberi genealogici. Cercare sempre il molecolare o perfino la particella submolecolare con la quale facciamo alleanza. Evolviamo e moriamo delle nostre febbri polimorfe e rizomatiche, più che delle nostre malattie di discendenza o che hanno esse stesse la loro discendenza.» (p. 44)
Sommario 4.11
Riferimenti 4.11