La Nave dei Folli #4.71 Matteo
Sebbene l’informazione contenuta nella molecola di DNA corrisponda più a un’istruzione che comanda la sintesi delle proteine che alla definizione tecnica e formale che ne dà la cibernetica, quest’ultima continua a esercitare negli anni Sessanta un’attrazione metaforica sulla biologia molecolare. Per convincersene, basta consultare importanti opere di divulgazione come La logica del vivente di François Jacob e Il caso e la necessità di Jacques Monod, entrambi del 1970, dove abbondano i riferimenti metaforici alla cibernetica. Scopritori dell’RNA messaggero ed entrambi premi Nobel nel 1965, questi due ricercatori hanno contribuito alla diffusione presso un largo pubblico di una concezione fisico-chimica del vivente. Leggendo questi due autori, si capisce più concretamente fino a quale punto l’influenza della cibernetica sia stata decisiva nell’elaborazione teorica della biologia molecolare.
Intitolata “Il programma”, l’introduzione de La logica del vivente ci proietta immediatamente nell’universo metaforico della cibernetica e dell’informatica. Scrivendo fin dalla prima pagina che «L’eredità oggi viene descritta in termini di informazione, di messaggi, di codici», (La logica del vivente. Storia dell’ereditarietà, Einaudi, Torino 1971, p. 9) François Jacob riafferma i postulati di base della biologia molecolare. Con l’idea di un programma genetico che comanda l’organizzazione del vivente, spinge ancor più lontano i principi del Dogma centrale, esposti da Crick nel 1957, che postulano la linearità dell’informazione genetica e negano qualsiasi influenza dell’ambiente esterno sui geni. Di conseguenza il programma genetico organizza e controlla lo sviluppo degli esseri viventi proprio come il programma informatico comanda le operazioni effettuate da un computer. Tutt’altro che fortuita, questa analogia tra programma genetico e programma informatico è alla base del modello teorico sviluppato da François Jacob.
Ispirandosi direttamente ai lavori di Wiener, sostiene che «fra mondo vivente e mondo delle cose inanimate vi è una differenza non di natura, ma di complessità», (p. 327-328) e che dal punto di vista dei processi molecolari, il vivente non si distingue in nulla dagli altri fenomeni fisici. (p. 349) L’eredità è assimilata a una serie di algoritmi che ordinano l’assemblaggio fisico-chimico degli organismi. Riprendendo quasi integralmente le idee di Wiener, Jacob finisce per definire gli organismi in termini di “messaggi”. Introducendo il concetto di integrone, la sua idea di vivente si colloca in un quadro cibernetico molto più ampio dove tutto è concepito in funzione di un modello di complessità integrata, dal sistema politico fino al batterio. L’abbattimento delle frontiere tra vivente e non vivente proprie della cibernetica traspaiono nel celebre passaggio di La logica del vivente: «Nei laboratori, oggi, non si interroga più la vita». (p. 350)
Questo riduzionismo lo si ritrova in Jacques Monod, quando sostiene che «dal batterio all’uomo, l’apparato chimico è essenzialmente identico come struttura e funzionamento». (Il caso e la necessità. Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea, Mondadori, Milano 1970, p. 104) Come il suo collega, anche lui abbonda nei riferimenti metaforici alla cibernetica. Gli esseri viventi sono concepiti come «macchine chimiche», e «come una macchina, ogni organismo rappresenta un’unità coerente e integrata. È ovvio che la coerenza funzionale di una macchina chimica tanto complessa, e per di più autonoma, esige l’intervento di un sistema cibernetico che controlli in più punti la sua attività». (p. 53) Il capitolo 4 addirittura si intitola “La cibernetica microscopica”. Stabilita questa influenza teorica, si capiscono ancor meglio i legami tra il paradigma informatico e l’odierna ingegneria del vivente, e Jacob è stato uno dei primi a intuire che i metodi di selezione genetica adoperati per gli animali potevano esserlo anche per gli esseri umani. «Forse un giorno si potrà intervenire sull’esecuzione del programma genetico, cioè sulla sua struttura, per correggere certi difetti e inserire alcune aggiunte. Forse si riuscirà anche a produrre, a volontà e nel numero di esemplari desiderato, la copia esatta di un individuo: un uomo politico, un artista, una reginetta di bellezza, un atleta. Nulla vieta d’applicare fin d’oggi agli esseri umani i procedimenti selettivi utilizzati per i cavalli da corsa, i topi da laboratorio o le vacche lattifere». (La logica del vivente, p. 375)
Sommario 5.21
Riferimenti 5.21