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La nave dei folli

La Nave dei Folli #6.3

micMatteotoday16/12/2024 24 9

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    La Nave dei Folli #6.3 Matteo


Episodio 6.3

Il 20 settembre 1940 Norbert Wiener scrive al coordinatore scientifico delle ricerche militari degli Stati Uniti, Vannevar Bush: «Spero tu possa trovare qualche ambito di attività in cui io possa essere utile durante l’emergenza.» Siamo nei mesi in cui l’aviazione nazista sta colpendo duramente l’Inghilterra, e Wiener ha delle idee su come adoperare l’apparecchiatura computazionale di Bush, il cosiddetto analizzatore differenziale (differential analyzer), per progettare più velocemente materiale bellico, dalle ali degli aerei alle bombe, e più nello specifico reitera la sua proposta di arma contraerea che consiste nel far detonare in quota dei contenitori di gas liquido come etilene, propano o acetilene. Sarà proprio dall’idea di costruire un’arma antiaerea che, negli anni seguenti, lavorerà alla messa a punto di quel dispositivo che chiamerà “antiaircraft (AA) predictor”, nella doppia accezione di puntatore per contraerea e di strumento di previsione della posizione dell’aeroplano nemico. Ma infine Wiener andrà ben oltre la concezione di un’arma da guerra: passo dopo passo, giungerà non soltanto a considerare il predictor come il prototipo della mente tanto del pilota dell’Asse nemico quanto di quella dell’artigliere alleato, ma più generale a includere nel suo modello la vasta gamma dei sistemi di retroazione umani presenti nella cinestesia e in ambito elettrofisiologico. Queste idee nel dopoguerra diventeranno la scienza da lui battezzata cibernetica che, inglobando intenzionalità, apprendimento e molto altro di quanto presente nella mente umana, lo porteranno a credere di capire il funzionamento della totalità degli animali, delle macchine, dell’universo stesso.

Se la cibernetica fu battezzata adoperando l’immagine pittoresca e romantica del timoniere (che in greco è kubernetes), il suo modello era in realtà quello molto più prosaico e moderno del pilota nemico di cacciabombardieri. In quegli anni si delineano, soprattutto nei paesi anglosassoni, due modi di concepire il nemico. Innanzitutto c’è la sua degradazione ad animale da schiacciare, pidocchio, formica, verme; il generale inglese Thomas Blamey, nel 1942, rivolgendosi a Port Moresby ai suoi uomini parlava così del soldato giapponese: «è una bestia subumana, che ha riportato l’arte della guerra a un’epoca primordiale, che segue le regole della giungla combattendo con le unghie e con i denti, e che bisognerà sconfiggere con le sue stesse regole della giungla… Uccidetelo o vi ucciderà.» Un anno dopo sul campo di battaglia di Buna-Gona, sempre nell’isola di Papua, dirà: «combattere contro i giapponesi non è come combattere contro normali esseri umani. (…) Il giapponese è un piccolo barbaro. (…) Non siamo di fronte a essere umani così come li conosciamo. Siamo di fronte a qualcosa di primitivo. Le nostre truppe hanno la giusta opinione dei giapponesi. Li considerano dei parassiti.»

Ma al tempo stesso comincia a farsi strada un’altra versione del nemico, meno razzista e più anonima, quella dello sconosciuto vittima dei raid aerei, in cui la distanza fisica è anche morale e le persone uccise diventano invisibili. Lo metterà bene in luce anni dopo Günther Anders, nella sua prima lettera scritta nel 1959 a uno dei piloti della squadriglia aerea che bombardò Hiroshima, Claude Eatherly, che si era pentito ed era quasi uscito di senno, a differenza di altri come il radarista dell’Enola Gay Joe Stiborik, secondo cui era solo una bomba più grossa delle altre, o di un ex capo di stato che, «rovesciando ingenuamente ogni morale (…), ha dichiarato (…) di non sentire i minimi “rimorsi di coscienza”, che sarebbe una prova lampante della sua innocenza.» (Günther Anders, Diario di Hiroshima e Nagasaki, p. 195) Anders, a differenza di Wiener, capisce che la «tecnicizzazione dell’esistenza» trasforma la morale dell’essere umano: «il fatto che, indirettamente e senza saperlo, come le rotelle di una macchina, possiamo essere inseriti in azioni di cui non prevediamo gli effetti, e che, se ne prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare (…). La tecnica ha fatto sì che si possa diventare “incolpevolmente colpevoli”, in un modo che era ancora ignoto al mondo tecnicamente meno avanzato dei nostri padri», e questo è dovuto principalmente al fatto «che siamo in grado di produrre più di quanto siamo in grado di immaginare; e che gli effetti provocati dagli attrezzi che costruiamo sono così enormi che non siamo più attrezzati per concepirli.» (Ibid., pp. 191 e 194)

Durante la guerra mondiale si fa strada una terza immagine del nemico, molto diversa sia dal soldato stanato dalle trincee ma anche dall’invisibile abitante dei palazzi bombardati dall’alto: quella di un avversario meccanico, spietato e dal sangue freddo, prodotto dai laboratori di ricerca bellica del MIT così come di molte altre università dei paesi sia Alleati sia dell’Asse. In campo americano, nel calcolo di questo nemico convergevano tre scienze strettamente legate: la ricerca operativa, che si concentrava sul massimizzare l’efficienza nel localizzare e distruggere i sommergibili tedeschi; la teoria dei giochi, quella ideata da John von Neumann e Oscar Morgenstern (Theory of Games and Economic Behavior, 1944) in cui gli strateghi militari prendono spunto dalla tecniche di gioco per analizzare ciò che dovrebbero fare due forze opposte allorché si aspettano che l’altra agisca nella maniera più razionale possibile, ma ignorando entrambe sia le specifiche intenzioni dell’avversario sia la sua scelta di dove, come e quando bluffare. Infine, nella sua visione cibernetica, Wiener divideva il nemico in due categorie: da una parte il “diavolo Manicheo”, «che essendo determinato a vincere adopererà ogni stratagemma di astuzia o dissimulazione per ottenere il successo» e che può dunque cambiare strategia per fregarci, e dall’altra il “diavolo Agostiniano”, tra cui annoverava le forze della natura, la cui caratteristica è la “malvagità” del caso e del disordine ma che non può cambiare le regole. (The Human Use of Human Beings; Cybernetics and Society [1950], Free Association Books, London 1989, pp. 34-35). Wiener pensava che l’irrazionalità del comportamento umano fosse della stessa natura del caso nel mondo fisico: «Questo elemento di casualità, questa incompiutezza organica, senza adoperare un’immagine troppo violenta la possiamo considerare come il male; il male negativo che S. Agostino caratterizza come incompiuto, rispetto al male positivamente maligno dei manichei. (…) Ho già indicato che il diavolo che gli scienziati stanno combattendo è il demone della confusione, non della malvagità intenzionale.» (Ibid., pp. 11 e 190)

Peter Galison, newyorkese, professore di storia della scienza ad Harvard, che nell’autunno 1994 ha pubblicato sulla rivista Critical Inquiry un testo intitolato “L’ontologia del nemico: Norbert Wiener e la visione della cibernetica” (The Ontology of the Enemy: Norbert Wiener and the Cybernetic Vision) su cui ci stiamo basando per questa parte del racconto, definisce questa triade come scienze Manichee, sebbene secondo lui la distinzione tra antagonisti attivi e passivi non farà parte della visione del mondo cibernetica. Secondo Wiener c’è una stretta continuità tra la strategia di autoregolazione anti-entropica finalizzata al controllo e alla distruzione del nemico, da una parte, e il controllo del mondo che ci circonda, dall’altra, ed è lo stesso Wiener a sostenere che la posizione agostiniana facilmente si degrada in quella manichea. (The Human Use of Human Beings, p. 191)

Sempre secondo Galison, però, di queste tre scienze sarà la cibernetica a essere centrale nell’indagine dei sistemi uomo-macchina. Posto di fronte alla difficoltà di colpire con la contraerea di terra cacciabombardieri facilmente manovrabili, Wiener mette in campo il suo interesse già consolidato nei meccanismi di retroazione, nelle tecnologie di comunicazione e nei processi non lineari. È qui che si fonda un’ulteriore immagine del nemico, che sui campi di battaglia meccanizzati non è più quello invisibile o irrazionale, ma che è a proprio agio nel mondo della strategia, delle tattiche e delle manovre, e al tempo stesso del tutto inaccessibile perché separato da un abisso fatto di distanza, velocità e metallo. Si tratta di una visione in cui il pilota nemico è talmente immerso in meccanismi e macchinari che non si capisce dove finisce l’umano e dove inizia il non umano e, inoltre, in questo quadro operativo il soldato che manovra gli strumenti antiaerei comincia ad assomigliare al suo avversario. Tra l’abbattimento delle frontiere tra umano e non umano, sia nel nemico sia nell’alleato, e nella scomparsa del confine tra umano e macchina in generale, il passo sarà breve. Come sostiene Galison, «nella visione cibernetica degli anni ’40, il nemico servomeccanico diventa il prototipo per la fisiologia umana e, in definitiva, per la natura umana nel suo insieme. A quel punto, con un movimento finale verso la totalizzazione, Wiener catapulta la cibernetica a filosofia della natura, in cui la natura stessa diventa un avversario inconoscibile ma passivo – il male agostiniano.» (The Ontology of the Enemy, p. 233)

Sommario 6.3

  • Introduzione con Vannevar Bush (Looking Back on the Bomb, 1963)
  • HARA(RI)KIRI – Alien Intelligence
  • Annullamento milte No-Vax è una vergona per l’ItaliaVincenzo De Luca, a Scampia per inaugurare il presidio ospedaliero “Sciuti” dell’ASL Napoli 1, il primo ‘Punto di facilitazione digitale previsto dal PNRR (SìComunicazione, 12/12/2024)
  • Deny, Defend, Depose – Luigi Mangione For President (1a parte) – Con intermezzi pubblicitari della UnitedHealthcare
  • Le parole di Luigi Mangione ritrovate in un taccuino al momento dell’arresto – TESTO
  • Fabrizio Pregliasco e il misterioso virus in Congo (TG2 Italia Europa)
  • Deny, Defend, Depose – Luigi Mangione For President (2a parte) / RaiNews24, 11/12/2024

Riferimenti 6.3

  • Deutsch Nepal, Dead Dogs Entertainment + Take U Out of Control + Amygdala + The Carnivors Cave + A Swinging View From the Gallows (Amygdala, 2011)
  • The Dead Brothers, Ship of Fools (Black Moose, 2014) – TESTO
  • Carl Craig, Mind of A Machine (Landcruising, 1995)
  • Napoli Centrale, Viecchie, mugliere, muorte e criaturi + Campagna + Vico primo Parise n. 8 (Napoli Centrale, 1975)
  • American Murder Song, Murder! Murder! (Murder Ballads of 1816: The Year Without a Summer, 2017)
  • Ebo Taylor Jnr., Children Don’t Cry (Afrobeat Airways 2: Return Flight to Ghana 1974-1983, 2013)
  • The Residents, Search for Truth (I Murdered Mommy, 2004)
  • Nico, Segui la fila (1967)

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